PAPINIO STAZIO (ca. 45 - 96)
Publio Papinio Stazio nacque intorno al 45 d.C. a Napoli, dove fu educato dal padre, poeta e maestro di scuola e dove ebbe i suoi primi successi. Trasferitosi poi a Roma, Papinio Stazio visse alla corte di Domiziano e si distinse nelle gare poetiche istituite da quello. Non mancò di adulare l'imperatore nelle sue composizioni, anzi compose un carme per celebrare le vittorie in Germania e in Dacia. L'opera fu premiata da Domiziano, ma Papinio Stazio ebbe la delusione di non essere risultare vincitore nel concorso Capitolino, molto più importante ed illustre.
Papinio Stazio ebbe molto successo come poeta epico e le sue "recitationes" attiravano sempre un vasto pubblico. Questo, però, non gli procurava da vivere e, per mantenersi, fu costretto a vendere, ad un famoso attore dell'epoca, il libretto teatrale "Agave". Il suo ingegno poetico, in ogni caso, fu notevole e il suo carattere sereno ed amante della tranquillità .
Negli ultimi anni della sua vita, forse stanco per le ristrettezze economiche o per le rivalità tra poeti, Papinio Stazio si ritirò nella città natale dove morì nel 96.
Delle opere di Papinio Stazio è andato perduto un suo libretto teatrale, Agave, mentre ci restano le opere maggiori: la Tebaide, l'Achilleide, le Silvae.
Il poema epico Tebaide (12 libri) fu composto in 12 anni e pubblicato verso il 90; descrive la lotta tra i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, per il trono di Tebe, con l'intervento dei loro sostenitori. Ripartito in molti episodi, segue in sostanza il modello dell'Eneide, anche se accentua i toni violenti e abbondano le scene di orrore, in cui eccelle la potenza descrittiva dell'autore: sono celebri in tal senso i passaggi con la morte di Tideo e di Meneceo. L'Achilleide, rimasta incompiuta al II libro per il decesso del poeta, si proponeva di narrare le gesta di Achille, ma non va oltre la parte, non priva di grazia, riguardante la sua educazione a opera del centauro Chirone e tra le figlie del re Licomede.
Più riuscite sono senz'altro le poesie occasionali, in cui Stazio si effonde con più immediatezza e si avvantaggia delle sue doti di paesaggista e di verseggiatore. Titolo della raccolta è "Silvae", come a dire "materiale grezzo" o "alla rinfusa". Sono 5 libri, con 32 componimenti complessivi, per lo più in esametri. I temi variano da carmi per nascite e nozze a funerali, feste, descrizioni di edifici, di oggetti d'arte e di animali.
Papinio Stazio, poeta assai rappresentativo della poesia imperiale, sia per il suo gusto del tragico sia per la liricità molle, ebbe grande fama soprattutto nel Medioevo.
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La vita
Publio Papinio Stazio nacque intorno al 45 d.C. a Napoli, dove fu educato dal padre, poeta e maestro di scuola e dove ebbe i suoi primi successi. Trasferitosi poi a Roma, Papinio Stazio visse alla corte di Domiziano e si distinse nelle gare poetiche istituite da quello. Non mancò di adulare l'imperatore nelle sue composizioni, anzi compose un carme per celebrare le vittorie in Germania e in Dacia. L'opera fu premiata da Domiziano, ma Papinio Stazio ebbe la delusione di non essere risultare vincitore nel concorso Capitolino, molto più importante ed illustre.
Papinio Stazio ebbe molto successo come poeta epico e le sue "recitationes" attiravano sempre un vasto pubblico. Questo, però, non gli procurava da vivere e, per mantenersi, fu costretto a vendere, ad un famoso attore dell'epoca, il libretto teatrale "Agave". Il suo ingegno poetico, in ogni caso, fu notevole e il suo carattere sereno ed amante della tranquillità .
Negli ultimi anni della sua vita, forse stanco per le ristrettezze economiche o per le rivalità tra poeti, Papinio Stazio si ritirò nella città natale dove morì nel 96.
Le Opere
Delle opere di Papinio Stazio è andato perduto un suo libretto teatrale, Agave, mentre ci restano le opere maggiori: la Tebaide, l'Achilleide, le Silvae.
Il poema epico Tebaide (12 libri) fu composto in 12 anni e pubblicato verso il 90; descrive la lotta tra i fratelli Eteocle e Polinice, figli di Edipo, per il trono di Tebe, con l'intervento dei loro sostenitori. Ripartito in molti episodi, segue in sostanza il modello dell'Eneide, anche se accentua i toni violenti e abbondano le scene di orrore, in cui eccelle la potenza descrittiva dell'autore: sono celebri in tal senso i passaggi con la morte di Tideo e di Meneceo. L'Achilleide, rimasta incompiuta al II libro per il decesso del poeta, si proponeva di narrare le gesta di Achille, ma non va oltre la parte, non priva di grazia, riguardante la sua educazione a opera del centauro Chirone e tra le figlie del re Licomede.
Più riuscite sono senz'altro le poesie occasionali, in cui Stazio si effonde con più immediatezza e si avvantaggia delle sue doti di paesaggista e di verseggiatore. Titolo della raccolta è "Silvae", come a dire "materiale grezzo" o "alla rinfusa". Sono 5 libri, con 32 componimenti complessivi, per lo più in esametri. I temi variano da carmi per nascite e nozze a funerali, feste, descrizioni di edifici, di oggetti d'arte e di animali.
Fortuna
Papinio Stazio, poeta assai rappresentativo della poesia imperiale, sia per il suo gusto del tragico sia per la liricità molle, ebbe grande fama soprattutto nel Medioevo.
editus ab
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Lavori in corso sul laboratorio